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Channel: Commenti a: Libri e viaggi di Alice Pisu: "Le sfide di una libreria indipendente"

Di: Claudio

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dove è finito il mio precedente commento, inviato circa due ore fa?


Di: dino

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Paola, le sue due righe di commento livoroso e insinuante hanno scatenato com'è giusto la reazione sdegnata del libraio e di molti amici dei Diari, e si legga anche la pagina fb del libraio, che è pubblica, se non mi crede. Mi permetto inoltre di avanzare il sospetto che lei non sia più giovanissima: a quale allineamento politico vuole che interessi sostenere una piccola libreria che cerca di campare vendendo libri della Voland e della Sur? Credo di afferrare il dubbio che sta alla base del suo commento ma rifletta: il centro storico di Parma è ricco di negozietti gestiti spesso da primedonne un tantino egocentriche che vendono non dico per forza libri ma anche ammennicoli di natura varia e tengono duro grazie alle solide finanze di un marito, di un amante o di non so chi. Ecco, credo che così ci siamo avvicinati un po' piu' al centro della questione da lei non so se coscientemente sollevata. E credo anche che in linea di principio cio' non debba interessare a chicchessia. Ma siccome il suo commento pur non centrando la questione si presta a mio parere a una riflessione allargata, che consideri in prima istanza l'uso odierno dei social, e lo scarto talvolta mostruoso, in grado di rivelarsi anche a indagine superficiale, tra finzione e realtà, torno a invitarla a seguire la pagina fb, pubblica, del libraio. Le garantisco, non appena avrà individuato la sospetta autenticità di alcuni profili con i quali dialoga, si mette i mi piace, o si da ragione, che si divertirà un mondo. Vorrei poi accennare a una riflessione sulla intelligenza media dei frequentatori, all'autocelebrazione e ipocrisia che aleggia sopra le loro teste di frequentatori di librerie di nicchia; ed evito di includervi gli scrittori da 500 copie, che spesso si credono dei geni, fanno la fame e stanno al gioco. Limitandoci ai numeri, gentile Paola, l'attività di una piccola libreria è un affare tutto sommato abbastanza semplice, a tal punto che quasi non richiede la presenza di un commercialista, ed è vero, chi si cimenta è comunque un eroe. E' pur vero che in certi casi sarebbe piu' indicata la prestazione di uno psichiatra.

Di: annalisa dlr

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Mi spiace, ma è vero, fate politica. Può non essere di per sè male: voi cercate di creare "influenza politica".
Siete molto competenti e avete una scelta davvero azzeccata, ma su facebook
e internet fate di continuo riferimenti ad aspetti politici e locali che non vi rendono
neutri. E' una scelta, non negherei questo aspetto.

Diciamo che avete la tendenza a vivere il vostro mestiere come una missione
e a vedere nemici della "vostra" cultura di appartenenza, la sinistra, e ad attaccarli.
Non so quanto giovi alla libreria, lo direte voi.

Può essere che crei la "nicchia", la "setta" di fedelissimi che paga la vostra attività e che si muove all'unisono
ai vostri strali politically not correct.
E' una scelta, non dite che non siete così perché è evidente, ripeto, dai post di facebook o altrove.
:)
Con stima.
Annalisa.

Di: Andrea

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A Parma, ogni morte di papa, capita un miracolo.
Ovvero: persone competenti, volenterose, umili e cordiali.
Forse, per questa città, .............è quasi uno shock, non essendone più abituata.
Librai, galleristi, proprietari di cinema, giornalisti, critici, cittadini, .....non avete che da chinarvi, sciacquarvi la bocca ed imparare. Andrea

Di: Hilde Petrocelli

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"Vendono libri."..e meno male!comunque signora Paola,la prerogativa di questo luogo non è semplicemente quella di vendere libri, ma di offrire accoglienza ed assistenza, perché i lettori sono utenti esigenti che amano essere ascoltati e desiderano essere costantemente incuriositi. Quanto alle Sue illazioni su non meglio precisati "allineamenti",sappia che questi due ragazzi sgobbano duramente (perdoni il lessico rude) e se riescono a mobilitare teste pensanti anche da altre città (io vengo da Bologna) lo devono solo a loro stessi. Libera di esprimere le sue caustiche ed inopportune considerazioni,ma sappia che troverà sempre qualcuno disposto a smentirla con la forza della propria diretta esperienza.buona lettura

Di: Lory

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Libreria graziosa in uno spazio bellissimo. Condivido @annalisadlr e non vedo perché negarlo. Per me è una scelta che indipendenti vi rende poco e io ho smesso di frequentarvi.

Peccato perché avete una scelta meravigliosa, ma non voglio essere etichettata di appartenenza solo perché cerco un buon libro da leggere.

In bocca al lupo per i prossimi, spero per voi, tanti anni :)

Di: Claudio

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Lory e Annalisa (e poi ancora Paola). Come frequentatore dei Diari di bordo e amico dei due librai, devo dire che gli strali "politically not correct" (cito Annalisa) credo, caso mai, li stiate lanciando voi facendo un po' di confusione tra "scelta politica (fare politica)" e allineamento o appartenenza. La condizione prima non è sufficiente per implicare l'altra. Non sono sinonimi. Ognuno di noi fa politica tutti i giorni perché sceglie, esattamente come voi che, per i vostri commenti, avete scelto il tono e avete espresso un giudizio politico ("... vedere nemici della "vostra" cultura di appartenenza, la sinistra, e ad attaccarli"; "non voglio essere etichettata di appartenenza" ). Forse, un altro po' di confusione la fate quando date valore di indipendenza alla non scelta, al "neutro", ma di questo parliamo un'altra volta. Stiamo parlando invece di una libreria, di uno spazio commerciale, ma anche di conoscenza tra i lettori e di scambio di idee e opinioni. Il tutto reso possibile da una grande fatica dei due librai: due presentazioni di libri e autori, in media, alla settimana per una piccola libreria non sono uno scherzo. I vostri commenti, tutt'altro che benevoli (vedi, tra l'altro,l'insinuazione che la "setta" di fedelissimi paghi l'attività), direi che denunciano una massiccia carica di pregiudizio. Peccato. Personalmente, io non entro in una libreria perché mi sento rassicurato dalle tendenze politiche del libraio; entro per cercare uno o più libri, come ho sempre fatto e continuo a fare anche da Fiaccadori, Feltrinelli, La Bancarella, ecc. In quanto a fb, ognuno esprime i suoi punti di vista, e credetemi, sono molto più interessato a dibattere temi che interessano la comunità piuttosto che scorrere le foto di cani e gatti, o piatti originali, che hanno tutta la mia simpatia, ma che spesso intasano il network con la loro "neutralità".

Di: Antonello Saiz

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"...che poi Antonello la parola politica è così schifosa? Io ho sempre detto e ribadito e scritto che ogni mia scrittura è un atto politico: perché è un atto che collega me e la polis ovvero quel luogo in cui le persone insieme stanno: la politica non è una cosa brutta, è stare nel mondo, e provare a dare un senso allo stare insieme. Quindi si, quello che tu fai è politico! E non devi vergognartene, è politico aprire e fare cultura, far venire gente che parla di libri e ne discute: ma è politico nel senso alto e civile; è politico anche imparare che le parole che la gente sporca "politica", "Impegno"; "economia" hanno un significato più profondo che proprio il tuo lavoro e quello di Alice e quello di molti altri librai fa: riappropriarsi delle parole..." Demetrio Paolin, finalista al Premio Strega 2016 con Conforme alla gloria in un post sulla bacheca aperta del Libraio.

Di: franca laviosa

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Stiamo tranquilli: questa esperienza di " Diari di bordo" è entrata nel cuore di molti.

Ho fiducia nella forza delle idee e chiedo ai miei concittadini di frequentare le iniziative che si terranno in futuro e molte delle paure preventive di fronte all'ignoto cadranno.

Buona estate a tutt* noi.

Di: annalisa dlr

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Nessun problema, mi tengo i miei innumerevoli errori logici o concettuali e i miei innumerevoli pregiudizi che con tanto zelo e colte citazioni avete esposto. Sta di fatto che come dimostrano gli interventi, soprattutto in difesa della libreria, in quel bel posto pieno di bei libri SI RESPIRA UN'ARIA PESANTE. Un'aria davvero "settaria" (è un paradosso dai), per cui ci sono dei presunti nemici, e i non amici lo sono perché "non capiscono". Vabbé: "mo me lo segno". Ripeto, come scelta di posizionamento "marketing" (scusate, odio questa parola) ci può stare. Per cui mi concentro su un certo tipo di pubblico, molto scelto, e conto sulla sua "fedeltà" per garantirmi un indotto commerciale. che non è cosa assolutamente negativa. Ripeto ancora: saranno i titolari a fare i conti a fine del mese o dell'anno. Ma un clima di giudizio, un alone di superiorità intellettuale si coglie anche senza essere il più fine degli osservatori: secondo me questo non lo rende solo uno "spazio commerciale". Tant'è che io, che parlo solo come avida lettrice e quindi potenziale cliente, resto appunto quasi potenziale perché in quella libreria c'ho comprato un paio di libri e stop, quando mediamente ne compro 4 al mese (che li legga sempre e con costanza poi è un'altra questione). Senza offesa mi raccomando, perché davvero non ce n'è motivo. Annalisa.